Nomisma, su incarico dell’allora Assessore regionale alle risorse agricole e forestali, Cristiano Shaurli, il 7 dicembre del 2017, ci aiuta a valutare lo status della Ribolla Gialla tra i consumatori e i ristoranti italiani. Ne esce che la quasi totalità dei ristoranti di fascia medio-alta (92%) propone almeno un vino bianco friulano nella propria carta. Tra questi la Ribolla gialla risulta essere la più diffusa: l’82% dei ristoranti offre almeno una etichetta di tale vino.
Il Friuli Venezia Giulia ha, per i vini bianchi, una reputazione molto elevata. Infatti è al secondo posto (a poca distanza dall’Alto Adige) nella classifica dove si producono i migliori bianchi fermi.
Per il 50% dei 260 ristoranti intervistati i vini friulani, rispetto agli altri delle regioni italiane, hanno una qualità mediamente più elevata, mentre per il 49% è quasi uguale agli altri.
La nostra Regione è la prima che viene in mente ai consumatori quando si pensa all’areale di produzione della Ribolla Gialla.
Per il consumatore italiano la caratteristica distintiva della Ribolla Gialla è innanzitutto l’ottima qualità: a segnalarlo è la metà di chi afferma di conoscere tale vino e il 63% degli user di Ribolla Gialla che è considerata anche un vino “giovane”, “cool/di moda” e “nuovo” soprattutto tra i Millennial.
Il 59% la consuma solo ferma, il 21% solo spumantizzata e il 20% sia ferma sia spumantizzata.
Sui bianchi fermi è ancora il Friuli Venezia Giulia a farla da padrone: per ben il 27% dei ristoranti si tratta della regione con più etichette in carta (quota che sale al 34% nel caso dei ristoranti di fascia alta). Seguono Alto Adige (12%), Campania (9%), Sicilia (7%) e Veneto (5%).
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Relazione integrale del progetto transfrontaliero della Ribolla gialla, tenuta da Luigi Soini a Dobrovo il maggio 2019
di Walter Filiputti
“Perché è necessario attuare un progetto transfrontaliero per la salvaguardia del vitigno, vino e spumante Ribolla Gialla-Rebula?
Fino a 7-8 anni fa, il vitigno Ribolla Gialla-Rebula veniva coltivato esclusivamente in zone collinari – le Doc Collio e Colli Orientali in Friuli Venezia Giulia e nel Brda in Slovenia – dove le caratteristiche climatiche e pedologiche del terreno sono simili, prevalentemente costituite da arenarie (Flysch di Cormons), terreni marnosi localmente chiamati ponca-opoka, dove questo vitigno esprime il massimo delle sue caratteristiche qualitative ed organolettiche, sia dell’uva che del vino.
Inoltre va constatato che, sempre in questi ultimi 7-8 anni, il vitigno Ribolla Gialla-Rebula è stato ammesso all’impianto in tutta la Regione Friuli Venezia Giulia, raggiungendo una superficie vitata di 2.200 a fronte dei quasi 300 precedentemente esistenti (105 in Collio e 191 nei Colli Orientali, n.d.r) e che, sommati ai 500 ettari del Brda sloveno, porterebbero a 2.700 gli ettari dell’area, con un potenziale di circa 25.000.000 di bottiglie qualora il vino ottenuto venisse tutto imbottigliato. Va ricordato che attualmente la vendita in bottiglia di Ribolla Gialla-Rebula, ferme e spumante, si aggira intorno ai 4.000.000 di bottiglie.
In base a questa nuova situazione venutasi a creare, si rende necessario distinguere le uve di Ribolla Gialla-Rebula prodotte già da alcuni secoli nelle tre zone a Doc collinari, da quelle prodotte nei recenti vigneti pianeggianti, che hanno caratteristiche climatiche e pedologiche profondamente diverse e che, pertanto, danno uve e vini dalle caratteristiche completamente differenti.
Va, inoltre, tenuto conto che sono profondamente diversi anche i costi sia delle pratiche agronomiche e d’impianto che della lavorazione dei vigneti, con rese/ettaro profondamente distanti l’una dall’altra (di molto inferiori in collina). Poi ci sono le maggior difficoltà di lavorazione in collina, oltre ad una minor resa in percentuale nella trasformazione di uva in vino. Non basta: va tenuto presente che in collina un ettaro di superficie vitata non è pari alla medesima superficie vitata in pianura, poiché in collina ci sono scarti dovuti alle capezzagne e ai terrazzamenti, tare che raggiungono anche il 20-30%, che significa superficie non produttiva.
Ecco quindi che si rende necessario, di fronte a questa nuova situazione venutasi a creare, di distinguere le due macroaree creando, per la produzione secolare transfrontaliera delle tre zone collinari, un unico marchio collettivo internazionale od una unica denominazione territoriale transfrontaliera, che distingua questa produzione già affermatasi da moltissimi anni sul mercato internazionale, anche per dare al consumatore un’informazione corretta.
È doveroso citare alcuni esempi di differenziazione della produzione dei vini fermi e spumanti – pur avendo l’uva da cui si ottiene il vino lo stesso nome già esistenti nel settore vitivinicolo europeo: Brunello di Montalcino e Rosso di Montalcino, il cui vino viene prodotto dall’uva Sangiovese, oppure lo Champagne che nei suoi 34.000 ettari vitati distingue in etichetta lo Champagne prodotto negli ettari dei 17 territori dichiarati “Premier Grand Cru” da quello prodotto nelle altre zone produttrici che non possono scrivere in etichetta la stessa dicitura di classificazione; e di una zona vicina a noi quale il Prosecco la cui produzione annua di circa di 500.000.000 di bottiglie viene distinta quella col nome “Prosecco di Valdobbiadene Docg” e di “Prosecco Colli Asolani Docg” o “Prosecco Cartizze Superiore” prodotto in collina, da quella prodotta nelle altre zone pianeggianti nella Regione del Veneto e il Friuli che possono scrivere in etichetta solo la semplice denominazione “Prosecco Doc”.
Questo progetto innovativo ed unico nel suo genere in Europa, di enorme rilevanza socio-economica e di adeguamento ai tempi, è di grande esempio ed azione pilota e convivenza tra le popolazioni confinanti, un’opportunità sotto il profilo culturale e sociale, ma anche economico e di grande interesse ai media mondiali. Sarebbe la prima volta di un marchio o una Doc transfrontaliera.
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Dichiarazione del Ministro dell’agricoltura della Slovenia
Aleksandra Pivec, Ministro dell’Agricoltura, delle foreste e dell’alimentazione della Repubblica Slovena
“La Ribolla gialla, il cui potenziale è stato riconosciuto già negli anni 60 da Zvonimir Simčič-Medot, il quale per il suo impegno per la preservazione di tale vitigno è stato soprannominato, su entrambi i versanti del confine, il padre della Ribolla, torna a riunire nuovamente due popoli. Per questo, abbiamo definito con il presidente della Regione friuli venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, di trovare la giusta direzione per la salvaguardia della Ribolla della zona collinare BRDA – COLLIO – COLLI ORIENTALI, caratterizzata da un terroir unico, che permetterà ai produttori di questo vitigno di continuare a produrre un vino di alta qualità. Questa tutela sarà un unicum in Europa”.
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Dichiarazione del Governatore del Friuli Venezia Giulia
Massimiliano Fedriga, Presidente della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
“Il VignetoFVG è biglietto da visita per il territorio e la nostra gente. Alcune eccellenze sono riunite in marchi cru, per zone vocate a vini da vitigni autoctoni, o prodotti dall’assemblaggio di varietà della vite autoctone. Lo stesso accade in Slovenia, Paese amico con il quale già condividiamo azioni transfrontaliere e comuni. L’incontro è stato utile per un’ulteriore ‘chicca’ enologica di elevata caratura, che distinguendosi con un disciplinare, grazie al marchio comune che identifica un territorio transnazionale ad analoga vocazione, possa essere elemento di promozione per territori accomunati nella produzione, e richiamo alla cooperazione internazionale”.
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