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Gianfrancesco Gubiani

Sono ammalato di benattìa

L'ortocultura familiare per tutti

L’incontro con Gianfrancesco Gubiani, avvenuto anni fa, mi ha entusiasmato per la franchezza e la semplicità dei suoi concetti. In un’epoca in cui il chiacchiericcio è moda nazionale, in particolare su argomenti delicati come la salvaguardia dell’ambiente, dove si chiede sempre agli altri di fare e mai a noi stessi, ecco una persona che agisce. Il suo fare dà attualità ad un sapere antico: “Sono ammalato di benattìa”, dice raccontando del suo impegno: insegnare a preparare e gestire gli orti. È stato cofondatore della “Cirignicule”, ufficialmente sorta nel 1979, ma la cui attività cominciò nel 1977, proprio a casa di Gubiani: “Allora ero visto come uno stregone”, dice sorridendo. La Cirignicule fu la prima cooperativa per le produzioni orticole biologiche del Friuli Venezia Giulia.

“Allora eravamo considerati stregoni solo perché avevamo capito che era urgente ritornare a parlare il linguaggio della terra. Se poi penso che l’agricoltura non mi piaceva! La mia passione era comunicare alla gente attraverso la radio, i giornali e la televisione che bisognava tornare al rispetto della terra”. Poi le esperienze e il tempo, con tutte le riflessioni connesse, gli hanno dato una visione indipendente sul tema della sostenibilità in campagna. Gianfrancesco è adorato dai suoi allievi, anziani, ma anche giovani: “Bisogna collegare tra loro le generazioni, altrimenti perdiamo tutto il sapere”.

Ascoltarlo è davvero un momento di ponderata saggezza. Questi i punti sui cui si sviluppa la sua filosofia:

“L’orticoltura familiare è una pratica che ti prende fino a diventare una malattia. Nell’orto il lavoro non è mai finito, ogni diverso ortaggio ha tempi diversi che ti costringono a essere sempre presente. L’orto diventa una seconda casa in cui l’amore per la natura, la passione per il lavoro, la gioia di governare colori e forme in continua mutazione, appassionano fino a creare forme quasi maniacali, quasi una malattia! Anzi, una “benattìa”! Una malattia buona perché questa passione:

  • dona salute al corpo (grazie al movimento);
  • impegna positivamente la mente (l’osservazione dello sviluppo delle piante, la ricerca della conoscenza per accompagnare la loro crescita, trovare risposte ai possibili fallimenti);
  • assicura un impegno costante a quanti non sono inseriti nel sistema produttivo (pensionati, disoccupati, disabili, eccetera);
  • regala la produzione di alimenti sani privi di residui chimici;
  • dà la gioia di donare (ad amici, conoscenti e parenti) prodotti derivanti dal proprio lavoro e dalla propria bravura;
  • produce bellezza perché bisogna inserire i fiori indispensabili per tener lontani alcuni parassiti (la zinia tiene lontane le cimici, il tagete gli afidi di terra, il nasturzio tiene lontane le formiche ed alcuni nematodi).

“L’orto è una palestra governata dall’uomo in cui vivono in continua competizione tra loro miliardi di esseri viventi, con il contributo dell’orticoltore saggio, vincono sempre i buoni”.

Una definizione da incorniciare!

“L’orticoltore saggio è colui che interviene a governare questo minuscolo Eden con pratiche dolci e che sa, ad esempio, che deve impedire la proliferazione dei parassiti utilizzando tutti i sistemi naturali cominciando dall’inganno”.

“Ogni Comune d’Italia dovrebbe incentivare l’orticoltura familiare, destinando terreni pubblici ad uso ortivo in cui possano fare il proprio orto anche coloro che non posseggono dei terreni di proprietà ed incentivando questa pratica al fine di:

  • limitare la produzione di rifiuti organici (chi possiede un orto ricicla in proprio ogni sostanza organica prodotta in famiglia);
  • occupare persone anziane, disoccupate, in attività sane;
  • permettere a tutti di produrre alimenti sani ed una piccola economia familiare.

Bastano da 8 a 12 lezioni di 2 ore per cominciare ad impostare un orto come Iddio comanda”.

Gianfrancesco comincia parlando del sole, quindi della stagionalità in cucina, delle rose che, oltre ad abbellire, sono segnali importanti per la peronospora (motivo per il quale spesso si vedono le rose piantate all’inizio dei filari di viti), delle sostanze organiche, del sovescio, dell’armonia di mescolare le orticole ai fiori, degli asparagi ortica (basta coprirle con foglie affinché sotto si sviluppino gambi, per spingere le foglie alla luce, simili ad asparagi e di rara bontà). Per una famiglia sarebbero sufficienti 100 mq. Sono rimasto incantato. E voi?

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