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Stefania ed Edi Sarnataro

L’acquaponica è una forma di agricoltura integrata che combina due tecniche

MontVert di San Giorgio di Nogaro

I fratelli Stefania (classe ‘90) ed Edi Sarnataro (classe ‘94), provenienti dal mondo della ristorazione, hanno fondato, nel 2018, la “MontVert – Acquaponica FVG” di San Giorgio di Nogaro. Azienda agricola per la produzione di ortaggi.

“L’acquaponica è una forma di agricoltura integrata che combina due tecniche: l’acquacoltura (produzione di organismi acquatici) e l’idrocoltura/idroponica (coltivazione fuori suolo), in un unico sistema a ciclo chiuso. È un metodo largamente conosciuto e diffuso in diversi Paesi e, in particolar modo, nel continente americano, dove le prospettive di questo business sono ben note. In Italia, questo modello innovativo è giunto con qualche anno di ritardo, ma oggi è in rapida diffusione (la MontVert è tutt’ora l’unica azienda in regione). Diversi sono i suoi vantaggi.

  • Ambientale: risparmio idrico (90% stimato), assenza di sostanze chimiche (fitofarmaci e/o fertilizzanti), effluenti non presenti, contrasto dei parassiti con metodi naturali (insetti antagonisti, soluzioni naturali); eliminazione di tutte le problematiche concernenti lo sfruttamento eccessivo del terreno.                  
  • Produttivo: crescita rapida delle colture (lattuga, ad esempio, richiede 25-30gg rispetto ai 35-40gg dei metodi tradizionali), produttività continua, controllo frequente del sistema, raccolta facilitata, elevata qualità di prodotti 100% naturali.                                                                                                
  • Economico: bassi costi di gestione, rendimento combinato (mercato ortofrutticolo e ittico), risparmio energetico (75% stimato).                                   
  • Sociale: posti di lavoro per individui diversamente abili, attività di fattoria didattica.

I protagonisti del sistema acquaponico sono essenzialmente tre: i pesci, i batteri e le piante. Il principio di funzionamento di questo sistema può essere sintetizzato in quattro punti chiave:

1.      L’acqua proveniente dalla vasca dei pesci è veicolata ad un filtro nel quale i rifiuti prodotti dalle specie ittiche subiscono un processo di filtraggio e trasformazione. Per prima cosa i rifiuti solidi vengono separati dall’acqua (filtrazione meccanica); successivamente, i batteri che popolano il filtro trasformano l’ammoniaca prodotta dai pesci in nitrati, nutrimento principe delle colture (filtrazione biologica);

2.      L’acqua, una volta arricchitasi di nutrimenti, va ad alimentare i letti di crescita delle piante; questi possono essere principalmente di tre tipologie e, nell’impianto della MontVert, sono impiegate due di queste in modo combinato: media bed (piante inserite in materiale “inerte”) e dwc (deep water colture: piante in zattere galleggianti).

3.      Le piante, assorbendo i nitrati, compiono una duplice azione benefica: si nutrono e purificano l’acqua (fito-depurazione).

4.      L’acqua, purificata e priva di elementi dannosi per le specie ittiche (come ammoniaca, nitrati e nitriti), è nuovamente introdotta nella vasca dei pesci, dove si arricchisce di nuovo di ammoniaca e ricomincia il suo ciclo. Siamo pertanto di fronte ad un sistema nel quale le piante e i pesci vivono in modo simbiotico: i pesci generano il nutrimento principe per le piante, mentre queste ultime si occupano di purificare l’acqua (“contaminata” dalle feci delle specie ittiche); pertanto, l’uno ha bisogno dell’altro per sopravvivere.
L’ambiente, inoltre, dev’essere costantemente monitorato al fine di mantenere i parametri vitali di pesci e piante nelle condizioni ottimali. In particolare, sono controllati la temperatura, il pH, l’ossigeno disciolto (OD) e la conducibilità elettrica; allo stesso modo, anche piante e pesci sono quotidianamente monitorati e ciò permette di intercettare tempestivamente eventuali deficit e/o problematiche nel sistema. Pesticidi, fitofarmaci e/o fertilizzanti chimici non sono utilizzati. Tutto ciò permette di avere prodotti di elevata qualità, con colture ricche di elementi nutritivi e 100% naturali. La serra occupa una superficie di 660mq ed è automatizzata: delle sonde rilevano temperatura, umidità e luminosità così che il clima all’interno della serra sia gestito in modo ottimale per le esigenze di piante e pesci (carpe koi e pesci rossi, ve ne sono circa 3000 esemplari).                                    

Sono presenti 4 moduli produttivi, ognuno composto da: vasca di allevamento pesci, filtrazione meccanica, filtrazione biologica, letto di crescita con materiale inerte, dwc dove avviene la coltivazione in pannelli galleggianti. La superficie dedicata alla coltivazione è di circa 260mq, ma il sistema acquaponico permette di produrre tre volte tanto quello che si produce in terra con metodi tradizionali: infatti in 1mq si possono coltivare 25 piante di lattuga, ad esempio.

Siamo allineati con i prezzi del biologico, del cui metodo la nostra coltura rappresenta un salto in avanti verso l’azzeramento delle sostanze dannose all’ambiente e all’uomo. Al momento produciamo lattuga, pomodorini datterini e piccadilly, zucchine, cetrioli, fragoline di bosco, sedano, basilico e qualche fiore edule. Abbiamo deciso di gestire direttamente la vendita senza intermediari per conoscere il cliente, sensibilizzarlo sul metodo di coltivazione e ricevere da lui dei costanti feedback. Le nostre verdure sono pulite e le consegniamo con le radici perché così hanno una maggiore autonomia sul banco o in frigo. Durano tranquillamente 6 giorni, restando croccanti e intatte”. 

Ma c’è un purtroppo: nonostante i bandi per l’innovazione, quelli per l’imprenditoria femminile e per i giovani agricoltori al di sotto dei 40 anni, per realizzare la loro azienda non sono riusciti ad accedere a nessuno di quelli elencati, in quanto la loro azienda non dispone di sufficienti terreni (da destinare, preferibilmente, a coltura biologica). Di conseguenza hanno fatto richiesta di mutuo per poter realizzare quella che oggi è la prima ed ancora unica realtà acquaponica commerciale in Friuli Venezia Giulia: “Ci volevano classificare come artigiani, in quanto non avendo le radici nella terra, non producevamo in senso agricolo. Da qui una lunga disputa finita positivamente in quanto abbiamo portato l’esempio della floricoltura, che ha lo status di azienda agricola, pur coltivando i fiori come noi la verdura, non su terra “contadina”, ma nel substrato inerte. Comunque non possiamo accedere ai bandi sopra citati”.                                                               

Alla faccia della Next Generation dell’UE, delle costanti raccomandazioni di innovare il sistema agricolo, gli sforzi per facilitare il ritorno dei giovani all’agricoltura. Tutta aria fritta? Tra l’altro l’azienda MontVert (mondoverde) si è conquistata l’Oscar Green 2020 di Coldiretti per la sostenibilità ambientale.  Per aiutare i giovani crediamo sia necessario entrare nelle loro corde, nella loro mentalità, aiutarli a risolvere e non punire. Premiare il coraggio e non bloccare coloro che accettano la sfida imposta dal futuro e dai mercati.

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